tag:blogger.com,1999:blog-86611567149389492432024-03-13T05:10:29.982-07:00ll gatto a righeAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/08943420641947757347noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-8661156714938949243.post-29208035984242062802013-08-27T01:22:00.000-07:002013-09-02T23:18:26.672-07:00La dea<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-yhKTPHYdVXA/UhxWj-OCi7I/AAAAAAAAFk4/y6_ynLLGf_s/s1600/photo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-yhKTPHYdVXA/UhxWj-OCi7I/AAAAAAAAFk4/y6_ynLLGf_s/s320/photo.jpg" width="285" /></a></div>
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Dal libro dei racconti improbabili, ma non impossibili<br />
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200000 a.C. <br />
Leila faceva parte di un piccolo branco. Camminava con molta attenzione guardando bene dove mettere i piedi nudi. Nulla le sfuggiva di quel succedeva sul terreno e così doveva essere, perché la sopravvivenza, allora, era la terra e ben poco il cielo. Il sole lo percepiva comunque, anche con gli occhi bassi: caldo invadente quando c’era, gelo e buio quando non c’era.<br />
C’aveva messo del tempo, ma a forza di guardar per terra, aveva imparato a cogliere le piante giuste e a selezionarle. L’olfatto acutissimo l’aiutava a percepire gli aromi giusti: sapeva riconoscere le piante velenose senza toccarle, senza quasi vederle Quell’odore amarognolo, che sapeva di morte, colpiva le sue narici mettendola in guardia.<br />
E intanto le giornate passavano, ed erano molto intense. Ogni giorno si faceva una scoperta.<br />
Vivere era faticoso, il lavoro continuo e Leila si chiedeva se fosse stato proprio così necessario quel salto evolutivo.<br />
Naturalmente non erano esattamente questi i termini del suo pensiero. Che ne poteva sapere di evoluzione una donna all’alba del mondo? La sua era solo un po’ di nostalgia per il passato, quando tutti loro avevano le braccia un po’ più lunghe ed erano un pochino più pelosi, ma sembrava che: vivere fosse più facile, tutti si amassero di più e il mondo fosse un posto migliore. Anche quel camminare a due zampe era stata una conquista recente e terribilmente faticosa: la sera, la schiena era a pezzi e Leila provava invidia per la tribù delle scimmie, che aveva continuato a vivere a quattro zampe. Invidia e rabbia, che attanagliavano lei e il suo branco quando si trovavano di fronte quegli esseri così simili, che competevano con loro, per il cibo e il territorio. Invidia per gli animali, tutti gli animali, che sì, è vero, non avevano capito tutto quello che sapevano loro, ma che, proprio per questo, sembravano più felici. <br />
Bisognava distruggerli, loro e gli altri che occupavano la terra, quella terra, che bastava a mala pena al branco. <br />
E fu così, per invidia, che inclusero tra le loro attività, l’uccisione di un po’ di quelle bestiacce troppo felici: un po’ di più di quelle che realmente sarebbero servite alla loro sopravvivenza.<br />
Leila non conosceva la notte. All’imbrunire si nascondeva, con il resto del branco, nelle caverne: in fondo, molto in fondo, nel buio completo. E lì dormivano, assieme, profondamente, abbattuti dalla stanchezza del quotidiano. <br />
Nessuno conosceva l’insonnia: non dormire significava non avere la forza di vivere il giorno dopo. <br />
Una notte però successe qualcosa di strano. Leila si svegliò e sentì un desiderio irrefrenabile di uscire dalla grotta. Più tardi, molto più tardi, questo impulso sarebbe stato catalogato, con una certa sufficienza, come curiosità tipicamente femminile, ma quella notte, la curiosità ci portò molto in alto. <br />
Quando uscì e guardò il cielo, Leila non respirò per alcuni istanti. La meraviglia, lo stupore le avevano fatto dimenticare le funzioni vitali. Vide il buio, vide miriadi di piccole luci e soprattutto vide Lei, un oggetto luminoso bellissimo. <br />
<br />
La donna, allungò le braccia come per sfiorare la cosa luminosa. Voleva prenderla, toccarla stringerla a sé come fosse una sua proprietà. Ma le mani tornarono vuote. <br />
Una dea: non poteva che essere una dea quella luce fredda, bianca, inafferrabile. Leila si inginocchiò, ma non chinò il capo. Lei era troppo bella perché si potesse smettere di guardarla. <br />
E così Leila ora sapeva che la notte aveva la sua divinità e quelle luci, che appena illuminavano il buio profondo senza scaldare la Terra, ma solo il suo cuore, dovevano essere le sue compagne.<br />
Non l’avrebbe detto a nessuno: non quella sera. I riti collettivi a più tardi, quando si fosse sentita pronta a condividere la scoperta con tutti quelli del branco. Anche con quell’odioso uomo grasso che, con la scusa di essere il più forte, pretendeva di comandare. Erano discussioni infinite. No, la dea sarebbe stata solo sua, almeno per un po’.<br />
Rimase perciò lì con il naso per aria ancora per molto tempo. Era davvero un peccato che non sapesse scrivere: un po’ come ci vorrebbe la macchina fotografica. Le cose, quando servono, non ci sono o non sono ancora state inventate.<br />
Se non fossimo stati così indietro con la comunicazione, Leila, quella sera, avrebbe composto una lirica, che i posteri avrebbero conservato come la più alta delle espressioni umane.<br />
La donna ritornò fuori dalla grotta la notte successiva e le altre dopo, camminando sempre silenziosa e preoccupata per il rumore del suo cuore che le pareva troppo forte, così forte da poter svegliare qualcuno. Non certo il ciccione, che di notte dormiva sodo. <br />
Vide così la Luce cambiar la sua forma, rimpicciolirsi notte per notte, come se qualcuno la stesse rosicchiando. E si preoccupò. Ormai la Luce era una sottile falce nel cielo. E se fosse scomparsa per sempre? Se davvero un misterioso mangiatore di raggi l’avesse inghiottita? O peggio, se fosse stata lei a causarne la fuga? <br />
Anche le donne primitive avevano l’abitudine di colpevolizzarsi: questo atteggiamento è innato, come la poesia.<br />
La disperazione la colse, la sera in cui della Luce non ci fu più alcuna traccia.<br />
Leila pianse al punto di finire le lacrime.<br />
Le giornate divennero pesanti per lei, che deperiva a vista d’occhio. Il branco se ne accorse e alcuni pensarono che presto avrebbero dovuto fare anche il suo lavoro, ma che avrebbero anche potuto occupare i tutti i suoi spazi. La morte non suscitava troppi problemi agli umani appena evoluti. <br />
Poi, una notte, Leila rivide la Luce anche se sottile, evanescente arco. Subito pensò che le sue lacrime avessero convinto il mangiatore di raggi a risputarne i pezzetti e quando, notte dopo notte, il ladro misterioso li ebbe rimessi lassù, tutti, lei fu così felice che svegliò il branco e li condusse<br />
fuori, a guardare quella meraviglia. E allora gli uomini uscirono e ammutoliti si inginocchiarono. <br />
E così, la Luce della notte divenne dea e il magico fluire delle sue forme regalò agli uomini, una delle chiavi delle infinite porte del Tempo.<br />
<br />
Questo post partecipa al 3° Carnevale della Letteratura ospitato da Maria Cuccaro su <a href="http://www.skipblog.it/2013/09/03/carnevale-della-letteratura-3-la-notte/">Skipblog </a><br />
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08943420641947757347noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8661156714938949243.post-89442182405172662322013-08-25T01:08:00.000-07:002013-08-25T01:08:19.343-07:00Tempus fugit<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Suzanne Valadon autoritratto</td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"> </td></tr>
</tbody></table>
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Tempo<br />Il mio volto è cielo che ha rinunciato alle stelle<br />Nero uniforme e scialbo <br />di stoffa troppo lavata <br />da pioggia e lacrime .<br />il mio volto è il pallido riflesso di un ‘anima <br />che respira appena <br />illuminata dalla tenue fiamma <br />di una candela ormai finita<br />il mio volto è proprietà del tempo<br /> che lo ha accartocciato <br />ormai rigato dallo strisciare <br />di implacabili e cieche ore.<br />II mio volto.<br />Mille i frammenti <br />Di quello specchio <br />che non sa neppure mentire<br />
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<br />
<div class="MsoBodyText">
<i><u><span style="font-size: 20.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Le Stelle</span></u></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-Cgj8TmNyMeM/UhRirxskVeI/AAAAAAAAFW4/rwBaGSJT_Gs/s1600/t_lestelle2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-Cgj8TmNyMeM/UhRirxskVeI/AAAAAAAAFW4/rwBaGSJT_Gs/s1600/t_lestelle2.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoBodyText">
<span style="font-size: 16.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div align="center" class="MsoBodyText" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Lo
sguardo al cielo: un gesto che, ai più, può regalare al massimo un attimo di
stupore nelle sere d’estate, quando le stelle sembrano<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>decise a dare il meglio di sé e brillano,
nonostante le luci della città, brillano nonostante quella fastidiosa
nebbiolina, che le rende tremolanti nel buio, come signore un po’ oltre l’apice
del loro splendore. Eppure, quello sguardo potrebbe superare la meraviglia,
entrare nel mistero e divenire<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>uno
sguardo all’origine, all’infinito da cui proveniamo, all’arcano che ci vuole
polvere degli astri. Ecco dunque che, chi sa, si immerge in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una marea di pensieri, di brividi, di
nostalgie, di sensazioni, di emozioni, ogni volta che il buio arriva e il cielo
si inonda di stelle .</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E Maria sa, sa che lì c’è la chiave, il
segreto di questo cammino, il segreto dell’anima. Eppure, non è una strega, né
una fata e neppure un folletto: niente di magico, insomma. Niente a che fare
con l’occulto, con i riti del plenilunio o con le sacerdotesse di Iside. Lei,
le stelle le studia; lei, donna del duemila, le stelle le cerca nella notte, ne
spia le voci, i colori, ne segue la morte e traduce i messaggi che ci portano
dal passato. Perché<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>le stelle sono la
voce o meglio, la luce del passato e gli occhi vedono luce, che più non è. Una
sorta di allucinazione, quella che si ripete ogni notte, testimonianza di Ere
trascorse, che hanno lasciato lì l’estremo messaggio o, forse, un<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>monito per chi c’è e vuole coglierlo.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A questo punto, potremmo definire Maria: una
lettrice del passato. Poco può dire sul futuro, misterioso più che mai il
presente, ma le stelle ogni notte le portano un frammento da ciò che fu, dal
prima, prima del tutto, prima dell’ essere. Numeri, picchi oscillazioni, rumori
di fondo, il complesso linguaggio della scienza che lei, novella aruspice,
traduce, interpreta e tramanda per la conoscenza dei pochi, che sanno
ascoltare.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E così Maria vive; guarda le stelle, pensa ,
sogna e come tutti, litiga con i sottili, fastidiosi fili, che la legano al
quotidiano e alle uggiose azioni, che accompagnano la vita,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in particolare quella di una donna. Perché
lei, la donna, la derivata di Adamo, in definitiva, la costola, è continuamente
in bilico fra la forza gravitazionale, che agisce su di lei con particolare
accanimento, tenendola incollata alla terra<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e l’irrefrenabile impulso dell’irrazionale, che la spinge in alto,
altissimo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>per attimi brevi, istanti, che
rendono poi ancora più dolorosa la ricaduta. A rendere ancor più
problematico<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>uno scenario<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>già sufficientemente complesso, c’è anche
l’amore, la necessità irrefrenabile di prendersi cura di qualcuno o in
mancanza, di qualcosa. L’amore, che funziona in lei come forza dominante ed è
in grado di capovolgerle tutte le scale di valori. Scale che sono faticosamente
costruite<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con i sogni della ragazzina,
ricette sicure per la felicità: altissime con all’apice lei, donna in carriera,
e lui, il principe azzurro. E le scale poi, inevitabilmente, scivoleranno nelle
mani Amore che, architetto ben più violento del Tempo, compirà le modifiche,
abbassandone drasticamente l’altezza e ritoccando qualifiche e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>nobiltà della coppia apicale.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>anche
per Maria è così. Non può dedicarsi solo alle stelle ed ignorare la parte
prosaica della vita, e neppure può rassegnarsi al vuoto di affetti nel quale è
precipitata. Perciò, fra il calcolo dell’esatta posizione di una stella, o lo
studio dello spettro di una nana bianca, svolge anche tutta quella massa di
cose ripetitive, ma purtroppo non inutili, che servono per vivere e piange,
soprattutto ora, che la navigazione è<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>diventata troppo difficile ed è sola al timone. Come per tutti , quindi,
anche per lei, gioie poche o forse più facili da dimenticare, dolori tanti,
feroci, incancellabili. La vita tipo dei più: noiosa, forse inutile, e
nell’inconscio di ognuno, mai abbastanza lunga. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Ed
anche in questa vita assolutamente uguale ad altre, arriva la notte, il momento
più difficile per vivere soprattutto se la luce, che s’accende nella stanza,
non illumina che silenzio e solitudine. Per questo, molte notti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Maria le passa lì, all’ osservatorio e quello
spazio seppur piccolo, che l’accoglie all’imbrunire, le è caro, molto più della
sua casa, i cui spazi si sono improvvisamente dilatati; una sorta di espansione
all’infinito che in alcuni momenti le fa sperimentare la sensazione del vuoto,
quello vero, quello che attanaglia lo stomaco e impedisce di respirare.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E lì, nello studiolo, sulla sua scrivania,
accanto al computer, alla fotografia, al fiore, c’é una carta dei tarocchi, un
trionfo,o meglio, un arcano: le Stelle. A Maria quella carta piace e le piace
anche la parola: arcano. Molto più di mistero, arcano sprofonda la mente nel
buio impossibile, come infinito, come vuoto, come eternità. Tutte parole,
queste, che la mente non può cogliere pienamente, parole che, non possono
essere evocate senza che il pensiero prenda coscienza dei suoi limiti.. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">La
giovane della carta, con abiti ricoperti di ricami dorati, che tiene in mano
con leggerezza una stella a otto punte potrebbe rappresentare proprio lei che, nelle
sue mani stringe il segreto del cielo. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>C’è però qualcosa in quella fanciulla dai
tratti nordici, che la lascia perplessa. A guardar bene, l’espressione del suo
viso sembra molto triste e lei, quasi prossima alle lacrime, quasi come se una
punta di quella stella, che tiene in mano l’avesse ferita. E a Maria viene in
mente che, se la Stella è il passato, probabilmente può<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>essere doloroso cercare di afferrarla o
peggio, di trattenerla.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il passato. Puoi solo lasciare che si appoggi
dolcemente nei tuoi pensieri, libero e pronto a fuggire o a rotolare lontano,
quando meno te lo aspetti. Pensi che sia tuo, ma neanche quello ti
appartiene.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Improvvisamente
in <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>questa storia irrompe una particella,
un’avversativa, un ma, che promette, attesa, mistero, arcano. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Ma.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Quella notte non è come le altre: non sono
previsti allineamenti speciali, non sono previste eclissi, non è prevista
neanche la luna, eppure qualcosa c’è, al di là di ogni previsione.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il cuore di Maria<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>batte, furioso, irrefrenabile, come in attesa
di un grande evento. Neppure quando pensa che a brillare al di là della lente
del telescopio potrebbe essere una stella mai osservata prima e che un giorno
potrebbe portare il suo nome, il cuore è così presente. Presentimento? no,
sciocchezze. Lei, la scienziata, cerca una spiegazione più prosaica: non
avrebbe dovuto bere quell’ultimo caffè. Ma quella bevanda nera, calda è un
conforto irrinunciabile quando i conforti sono pochi e di questi, il caffè è
forse il più efficace.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Però il cuore in gola è veramente scomodo per
chi deve passare una notte a misurare ed ad interpretare. Le tempie martellano
e non permettono di concentrarsi. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Maria
respira profondamente: un po’ di ossigeno dovrebbe calmarla. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Ma.
</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Ancora
l’avversativa.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Le pare di udire un rumore . “Sto diventando
anche paranoica. Maledetto caffè”</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">E<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>maledetta avversativa.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il rumore è sempre più vicino, sono passi?
“Sono sola questa sera, passi di chi ? C’è nessuno ? C’è nessuno?”. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Ora,
il silenzio: sola come sempre, dunque.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Un tempo non era sola: un tempo le stelle le
guardava con … Una stretta al cuore, fortissima, un dolore profondo di nuovo,
in gola. Quel nome non poteva essere evocato, non poteva essere neanche pensato,
senza dolore,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dolore fisico, non solo
dell’anima.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E improvvisamente le pare di risentire le sue
parole: “Guarda lassù, la mia casa”, il telescopio puntato verso un punto
nebuloso della costellazione di Orione, la culla delle stelle , “lassù ci sarà
la mia eternità”. Poi, insieme cercavano una stella vicina, per la casa di lei
.Vicina! anni luce di distanza; inconsciamente, o forse no, sapevano che anche
la morte non avvicina più di quanto non possa fare la vita. E dopo arrivavano i
pensieri filosofici. E parlavano, parlavano nelle lunghe notti. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Maria
sorrise pensato alle fantastiche teorie che elaboravano e cercò con lo sguardo la
pianta di violette africane, sempre fiorite. Era la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sua</i> pianta e, mentre guardava i vellutati fiori blu, le pareva di
sentire quella <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>voce mentre <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>spiegava, con convinzione, come<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i vegetali fossero gli esseri che,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>se<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>proprio
fosse stato necessario mettere in scala le forme di vita, avrebbero avuto
diritto al primo gradino, quello più alto: </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">“Sono
gli unici -diceva- che sanno immagazzinare i raggi della nostra stella diurna,
e li sanno trasformare in cibo e, nei millenni, in sostanza fossile.”</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma, per quanto così essenziali, raramente lui
si ricordava di annaffiare quelle violette e la loro preziosissima esistenza
era nelle mani di Maria.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Maria
guardò il cielo. Chissà, forse ora un po’ delle sue particelle<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sono lassù, forse è lì che un po’ di lui
brilla.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Solo un po’ però, perché molto è qui:</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Qui, adesso, vicino a me, e ne sento il
respiro caldo, che pure mi fa rabbrividire, vorrei sentirlo ancora quel
brivido, per sempre”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">A
volte l’immaginazione è consolatoria: l’immaginazione. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Ma.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La pelle è davvero increspata e il cuore
salta.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“ Il mio cuore, dove sarà ora, il mio cuore.
Non ce l’ho più addosso”.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Maria prova ancora a combattere con quella che
lei vuole sia solo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>suggestione</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“I miei capelli si sono mossi, ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non c’è vento, le stelle non tremano e allora
che cosa.?”.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Chiude
gli occhi. Per riposare o per assaporare questo istante, per cercare di
capirlo.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Improvvisamente ne è certa. Non è sola. </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Lui
è qui . </span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Non
importa come sia possibile, quello che conta è che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">è qui</i>.
</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;">E
allora, come allungare questo attimo, che non sarà per sempre, come<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>comunicare. E’ possibile riudire la voce? Lei
l’ode ancora, ne ricorda tutti gli accenti,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>ne sente la profondità e quel modo particolare di pronunciare alcune
consonanti.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Quei toni caldi,
rassicuranti o quasi acuti nei momenti di rabbia. E sale la nostalgia anche per
quelli; la rabbia, l’irritazione, le parole acuminate,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ma pur sempre la vita.</span></div>
<div class="MsoBodyText" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Odiavo litigare con te, ma se questo ti
riporta anche solo un istante in vita, litighiamo. Furiosamente, dannatamente
come non abbiamo mai fatto. Devono sentirsi le nostre urla infuriate per le
strade, si devono accendere le luci di tutti. Che tutti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sentano, quello che dobbiamo gridarci, sputarci.
Ma con te vivo, qui. Poi, quando avrò finito di piangere, ti potrò baciare, una
volta, mille volte e sentire la tua pelle e quella dannatissima barba ispida,
che mi graffia, ancora per favore, che mi graffia ancora.”</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questi ora sono i<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>pensieri impazziti di Maria.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Solo pensieri, ma quell’ aria leggera, pur
senza vento, quel brivido, quella sensazione sulla pelle: solo pensiero, </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“Ma lui è qui”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Maria sa leggere il passato, ma ora, che farne
di questo attimo di presente, che non esiste, non c’è,</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
”ma lui è qui”</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lei <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il presente non lo sa leggere e sente la paura
di non poter afferrare quest’ attimo, di non poterlo bere, sorseggiare,
centellinare come quell’aperitivo rosso, che lui preparava nelle sere
d’inverno, con gli amici. Ed ecco le risa alle sue battute ancor più
imprevedibili, data l’ apparenza così seria, così professionale. Rideva dunque
anche lui?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ancora il passato, ma ora, che fare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ora, che dire.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Bisogna proprio parlare o forse basta il
calore di questo attimo, il contatto di questo istante; è necessario parlare,
per fermare la sensazione di questo brivido o sentirlo sulla pelle basta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E domani ? quando tutto sarà finito ci saranno
i soliti rimpianti? avrei potuto fare, dire, urlare .<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma domani per quanto vicino, è
già futuro e Maria non legge il futuro.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Intanto le poche nuvole nel cielo
si sono dissolte e le stelle sono lì , tutte quelle previste per la notte con
le loro posizioni, costellazioni, e tutti i pianeti con i loro satelliti. Notte
di luglio chiara, stellata. Nell’osservatorio solo Maria o forse no, non solo
lei . Forse le ombre dei suoi pensieri, dei suoi desideri, diventate
improvvisamente solide, palpabili . E riaffiora una sensazione, quella del mare
d’inverno, quando la spiaggia, delle migliaia di persone che l’affollavano in
stagione, non ha più che i ricordi, che riemergono sotto forma di oggetti, i
più improbabili, i più orribili, quelli buttati a mare per l’appunto. Plastiche
inutili e inquietanti. Queste intorno a Maria però, non sono plastiche,
inquietanti forse, struggenti sicuramente, ma certo, non c’e nulla di sintetico
in queste sensazioni che la avvolgono come fa la nebbia in novembre, ma più
dolorosamente. Naturali quindi ? soprannaturali forse. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E quindi il soprannaturale
avvolge Maria. In questa notte, lei può ancora risentire ciò che ormai era
stato archiviato come passato, può rivivere quegli attimi con lui.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>All’improvviso sa che cosa potrà succedere,
ora, subito, se lo vorrà: sa che forse la chiave è nelle sue mani.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Maria legge il passato, lo interpreta attraverso le stelle:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ecco, ora le è data la possibilità di
rileggere ciò che loro due<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>furono, di
interpretarlo, di ritrovare la felicità. Lui è lì, pronto ad aiutarla in questo
compito. L’emozione le attanaglia la gola, mentre sente la sua presenza. Sente
l’odore della pelle, di quell’ultimo bicchiere di vino. Vino bianco, aromatico,
frizzante, inebriante. Che cosa rileggere e che cosa cancellare?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il loro primo incontro? Potrebbe non esserci
mai stato. Il suo volto affonderebbe nelle migliaia di volti incontrati e
dimenticati e con esso il dolore. Non si può soffrire per ciò che non è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mai stato. Non ci sarebbe mai stato,dunque, quel
sorriso, mai quell’espressione beffarda, mai quegli occhi, che leggono il cuore:
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“il mio cuore non ha mai battuto
fino a far male per la gioia di quel primo appuntamento, e non sono mai stata
così felice da aver paura di morire , così serena come chi ha visto la Luce,
così arrabbiata da poter smuovere le montagne quando i tuoi occhi non erano nei
miei”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Tutto questo può essere cancellato. Nessuna
sensazione, nessun ricordo, nessun dolore.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il profumo è sempre più avvolgente,
penetrante:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>cancellare tutti i
sentimenti di allora per annullare la pena di oggi . </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Improvvisamente, un nuovo arcano,
oltre l’incredibile, che sta già vivendo: non è più il volto di lui quello che
le appare ora lì, presente, tangibile. E’la ragazza della Stella che lei ora
vede, ed è suo, lo sguardo che si sovrappone a tutto il resto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Quello sguardo. Maria ora lo comprende
pienamente ora che la stella sta pungendo anche lei, o meglio, la sta
lacerando. “Non puoi afferrare il passato, lascia che scivoli su di te, che
tocchi solo i tuoi pensieri, senza affondare” </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E allora ancora un tuffo nel
passato, ma no, non un tuffo. Un’immersione lenta, uno scivolare a velocità
nulla, ma irrefrenabile.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ancora il mare, ma questa volta il profumo
delle resine che dalla pineta arrivano a lei, sdraiata sull’acqua. Questa volta
l’azzurro l’avvolge: mare, cielo la stringono, ma solo un po’, non c’è dolore,
ma la certezza di essere parte del tutto. Serenità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ecco<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>un’ombra piccola, all’orizzonte dei suoi pensieri, lontana, sfuocata.
Non c’è fretta d’ingrandirla, sa bene chi è. E la lascia là, lontana, e intanto
ne spia i movimenti, ne indovina i gesti, mai dimenticati. Non c’è dolore
quando riconosce il suo passo, e quel modo di agitare le braccia per richiamare
la sua attenzione . Non c’è dolore ora che le sue mani sono lì e quasi le può
toccare. Tra poco, i suoi occhi: e lei potrà di nuovo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>entrargli<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>nell’ anima.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E finalmente eccoli di nuovo lì, uno di fronte
all’altra, come già accadde. Tutto come allora: loro, il luogo, persino il
vento è lo stesso e come allora li costringerà ad urlare se vorranno udirsi. Ma
qui non s’ode suono alcuno. I gabbiani volano tutti assieme, ma
silenziosamente, e appaiono ancora più leggeri , ancora più bravi a prendere il
vento. I suoni non si trasmettono; al movimento delle labbra non corrisponde
alcuna voce e le parole, le vecchie parole, sono cancellate.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Qui , in questa parte di universo
è padrona la luce e con lei si può giocare per comunicare. Non suoni, ma colori
dunque. E per un attimo Maria si abbandona al gioco, come un bambino prova le
sillabe e compone le parole, così lei cerca le sfumature che daranno luce ai
suoi pensieri. Finalmente è padrona del viola e ne assapora tutti i toni, poi
coraggiosamente, compone con tutti i colori in un crescendo di sfumature,
lampi, bagliori. E’ un arcobaleno la gioia infinita che prova; ha i riflessi di
una preziosa seta rossa il sentimento che l’avvolge.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E così lancia una serie di raggi, i più belli
tra quelli a disposizione, composti come solo Cezanne nei suoi momenti migliori
poteva fare. E radiazioni altrettanto preziose sono quelle che riceve in cambio
lassù, dove il colore non è decorazione ma essenza. Lassù, nel mondo della
luce, tra lampi e bagliori,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Maria sente
il suo pensiero sciogliersi, frantumarsi come riflesso da un mosaico di
specchi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non c’ è lacerazione, nessun affanno: i<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ricordi sfumano, come l’azzurro all’orizzonte
fra mare e cielo, e anche lui,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>prima
quasi tangibile, si perde, trasformato in ombra sottile, pronto a mischiarsi ai
frammenti dei suoi pensieri, in un legame, che mai più potrà sciogliersi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Maria sa che ora dovrà scegliere:<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>diventare luce o tornare là, dove ancora si può udire.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Per un attimo, in uno dei frammenti di
specchio, in cui si è scomposto il suo pensiero, vede riflessi gli occhi tristi
della ragazza della stella. Ancora, quegli occhi l’aiutano a pensare. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Potrebbe ritornare al quotidiano
e guardare le stelle, la notte, spiandole con i suoi strumenti. Il passato,
quel passato, non farà più male: lei ritornerà indietro con il pensiero e
ricorderà, senza lacrime.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ma quegli occhi, quegli occhi riflessi, quelli
della ragazza con la Stella, sono ancora tristi: neppure per un attimo, anche
nel turbine di impossibile che<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ha
avvolto Maria, neanche per un breve istante, la fanciulla ha cambiato
espressione. Neppure il cenno di un<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>sorriso, un bagliore d’intesa, nulla. In quegli istanti di puro
irrazionale, anche questo sarebbe potuto accadere. Eppure no, l’occhio azzurro
è rimasto così, immobile, pieno di quelle<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>lacrime che da secoli trattiene.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Maria ora sa che non poteva
essere altrimenti. Sa che quello sguardo esprime l’infinita angoscia di essere
solo immagine, di non essere se non il riflesso di quelle miriadi di
particelle, che possono far soffrire, far scorrere quelle lacrime una volta,
milioni di volte,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ma che possono anche
condurre alla Luce.</div>
<div class="MsoBodyText2">
<span style="font-size: 12.0pt;">E così Maria sceglie.
E’pronta a ritornare quella che fu: miriadi di particelle, fascio di radiazioni
e rimanere lì, a comporre colori. I pensieri sono in pace e i suoi, sono
messaggi d’amore e li comporrà all’infinito per chi vorrà ascoltarla. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>Il giovane ricercatore la
trovò così al mattino , seduta sulla sua sedia girevole, il computer acceso con
la foto sul cuore e il tarocco lì, sulla scrivania,.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La guardò, e dei tanti pensieri che colgono
quando la morte appare, inattesa, uno fu il più forte e parlava di vita:</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Le viole, le sue viole, non devono
appassire”.</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<br />
<a href="http://unpodichimica.wordpress.com/2013/08/21/notte/">unpodichimica</a><br />
<br />
<br />
Questo post partecipa al 3° Carnevale della Letteratura ospitato da Maria Cuccaro sul suo blog <a data-mce-href="http://www.skipblog.it/2013/09/03/carnevale-della-letteratura-3-la-notte/" href="http://www.skipblog.it/2013/09/03/carnevale-della-letteratura-3-la-notte/">Skipblog</a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<br /></div>
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<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08943420641947757347noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8661156714938949243.post-6419136430508636302013-07-27T03:55:00.001-07:002013-07-27T03:55:17.431-07:00Sabbia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-rloI9aPEiAs/UfOl5Wkrf5I/AAAAAAAAE7I/AAfxT-Rht_I/s1600/9C0A936F-BB4C-4197-94BA-44BDABEE393C.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-rloI9aPEiAs/UfOl5Wkrf5I/AAAAAAAAE7I/AAfxT-Rht_I/s320/9C0A936F-BB4C-4197-94BA-44BDABEE393C.JPG" width="320" /></a></div>
<br /><br /><br /> “Dimmi maestro, come nasce la sabbia?”<br />Con un sospiro il vecchio guardò il ragazzo, poi, come rassegnato gli fece cenno di fermarsi.<br />Si sarebbero accampati lì, ai margini del deserto e avrebbero atteso la notte .<br />Il discepolo accese il fuoco e si sedettero al calore della fiamma. Il vecchio iniziò il suo racconto.<br />Era buio sulla spiaggia: una notte senza tempo, in una spiaggia qualunque. Due sole presenze: la donna e la fiamma. La fiamma era alta, arancione come certi cieli al tramonto e le faville danzavano intorno alla sua lingua, calda ed evanescente. La donna, seduta, guardava quella luce oscillante, oscillante come i suoi pensieri, che vagavano senza che lei ne fosse più padrona. I suoi occhi erano fissi sulla fiamma ma lei non la vedeva più.<br /> I pensieri invece, ormai liberi, seguivano il movimento di quella luce, vibrando informi.<br /> Uno di loro, improvvisamente, uscì da quel corpo immobile e si avvicinò al fuoco. Il calore lo avvolse e lo modellò.<br /> E così, ciò che non era se non lettere senza inchiostro e parole senza voce, divenne materia, pesante materia.<br /> Il pensiero protestò. Avrebbe preferito diventare gas e volare alto, leggero, frammentarsi in miriadi di molecole e invadere il cielo. Ma il fuoco disse:<br />“Quando potevi essere aria e volare, hai voluto la potenza del fuoco e con quella hai strisciato, ti sei avviluppato seccando ogni lacrima e spegnendo ogni impulso vitale.<br /> Ora avrai un corpo solido, pesante, che ti terrà schiacciato sulla Terra a lottare con quella la forza che impedisce di raggiungere le nuvole. Non genererai nulla se non il deserto e io solo, il fuoco, potrò farti piangere vetrose lacrime.<br /> E il pensiero divenne sabbia. <br />Granello lucente ai piedi della donna sentiva, come lei, il caldo di quella fiamma. Anna, così si chiamava la donna, immobile, viveva senza saperlo. La sabbia, invece, era perfettamente cosciente del proprio esistere. <br />Guardò Anna e ricordò quando vagava dentro di lei e si sentiva immenso, il pensiero più importante, quello che, unico, potesse toccare il suo cuore fino a farlo saltare, potesse offuscare il suo sguardo e spezzare il suo respiro.<br /> Rimase perciò perplesso quando si confrontò con gli altri granelli e li trovò in tutto identici a lui.<br /> Eppure ne era sicuro, era stato il più grande, il più bel pensiero d’amore che mai mente umana avesse ospitato. Una passione assoluta e devastante come mai se ne vissero. <br /> E improvvisamente capì.<br /><br />Aveva voluto la potenza del fuoco e Il fuoco l’aveva punito disidratandolo, bevendone lo spirito e lasciandolo nuda materia, sabbia, residuo di passione.<br /> Quella passione che dissetandosi dell’animo di uomini e donne di ogni tempo li lasciava sterili e vuoti, vuoti come Anna che nel frattempo si era alzata e si allontanava, senza più il cuore. <br /><br />Il vecchio tacque e sospirò guardando il giovane addormentato. Succedeva sempre così, Amore chiedeva e poi si addormentava senza ascoltare la fine della storia.<br /> In silenzio raccolse un po’ di sabbia e la gettò sulla fiamma che si spense, formando vetrose lacrime e lasciando che il buio avvolgesse il mondo. <br />
<br />
<a href="http://unpodichimica.wordpress.com/">L' altro</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08943420641947757347noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8661156714938949243.post-91893270622964878902013-06-26T04:02:00.000-07:002013-07-08T10:29:42.129-07:00Il libro<h2>
<b>Il libro</b></h2>
<br />
Depose la cornetta con un sospiro: sua madre aveva il potere
di indispettirla.
<br />
<div class="MsoNormal">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La sua amica aveva
bisogno di un grosso piacere per il figlio, un ragazzo con tanti problemi, la
sua amica voleva che qualcuno correggesse il libro che il figlio aveva scritto,
la sua amica era rimasta scioccata dall’insensibilità della gente a cui l’aveva
chiesto e che si era rifiutata, la sua amica contava molto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sulla disponibilità di Anna.</i></div>
<div class="MsoNormal">
“Ho assicurato che l’avresti corretto, questo è il numero di
telefono del comune di Colleseccato , Giovanni lavora lì.”</div>
<div class="MsoNormal">
Anna era di pessimo umore mentre componeva il numero
dell’ufficio comunale . Rispose uno di colleghi che prima di chiamare lo
scrittore si informò:</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“ E’ per il libro?" </div>
<div class="MsoNormal">
Mentre rispondeva, Anna subodorò l’aroma dolciastro<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;">qui gatta ci cova</i>.</div>
<div class="MsoNormal">
La voce <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di Giovanni, dall’altra
parte della cornetta, era però così fiduciosa, mentre ripeteva di voler
pubblicare questo libro per poi <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>devolvere il guadagno per l’acquisto di un’ ambulanza
a favore della Croce Rossa, che provò tenerezza per il ragazzo, futuro caso
letterario.</div>
<div class="MsoNormal">
Capì che L’apprendista scrittore non aveva<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un‘idea dell’ iter faticoso e il più delle
volte infruttuoso che avrebbe dovuto percorrere la sua opera per poter aspirare
a una pubblicazione. Si convinse poi che il libro dovesse essere una di quelle storie strappalacrime con malattia, morte e povertà. Concluse <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>infine <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che non aveva proprio voglia di leggerlo, ma
si trovò a dire:</div>
<div class="MsoNormal">
“ Se non è troppo lungo, spediscimelo via e mail. Quante
pagine sono?”</div>
<div class="MsoNormal">
“Centocinquanta”</div>
<div class="MsoNormal">
Ah però!</div>
<div class="MsoNormal">
“ Che genere è?”</div>
<div class="MsoNormal">
“Ma non saprei.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Però
tutti quelli che l’hanno letto hanno detto che non ha sintassi! Ma cosa sarebbe
questa sintassi?”</div>
<div class="MsoNormal">
Andiamo bene, speriamo sia una battuta,</div>
<div class="MsoNormal">
“ Beh, spedisci<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e
vediamo cosa si può fare”</div>
<div class="MsoNormal">
“ La spedisco con la posta elettronica del comune. Ho
chiesto e mi hanno dato il permesso perché io non ho la mail”</div>
<div class="MsoNormal">
Il tempo di salutare e accendere il computer<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e la mail era lì: Comune di Colleseccato.</div>
<div class="MsoNormal">
Anna salvò l’allegato con l’intenzione di lasciarlo sedimentare
in attesa della giusta ispirazione per leggerlo. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alla sesta telefonata in due giorni da parte di
un ansioso Giovanni, capì che, ispirazione o no, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>avrebbe dovuto mettersi al lavoro.</div>
<div class="MsoNormal">
Già dalle prime righe ebbe la certezza che quella sulla
sintassi non fosse <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una battuta:
un’accozzaglia di parole senza senso strisciava sulle pagine<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>senza che un punto o almeno una virgola provassero
a interromperne il flusso.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Capì lo sgomento
delle persone che l’avevano avuto per le mani: non era leggibile, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>al punto <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che non le riusciva, assolutamente, di afferrare il
senso del discorso. </div>
<div class="MsoNormal">
La tentazione fu quella di chiudere quelle pagine e
rispedire al mittente con una scusa, ma come l’avrebbe messa con sua madre e la
sua<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>amica? L’assenza di sintassi era più
facile d’affrontare della disapprovazione materna. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Decise perciò di decifrare <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>il codice e poi al limite avrebbe un po’ inventato,
tagliato, costruito.</div>
<div class="MsoNormal">
Man mano che procedeva nella lettura, la situazione si
faceva però più chiara e più problematica e quel lieve aroma di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">qui gatta ci cova, </i>che aveva percepito
durante la telefonata divenne un tanfo irrespirabile.</div>
<div class="MsoNormal">
Aveva in mano un'accozzaglia di parole
sconclusionate,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che racchiudeva <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un’opera porno in piena regola. </div>
<div class="MsoNormal">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">E adesso chi lo dice a
mia madre <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>fu la prima cosa che le
venne in mente. La seconda fu<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quella di
lanciarsi in un’ impresa pazza e scrivere un racconto hardcore in piena regola.
</div>
<div class="MsoNormal">
Sarebbe bastato non censurare, trovare le parole giuste per
descrivere gli infuocati giochi erotici, mettere un po’ di punteggiatura,
tagliare almeno un’ottantina di pagine e voilà: <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>un bel raccontino al peperoncino a favore
della Croce Rossa.</div>
<div class="MsoNormal">
La decisione era presa: “Vada per la mia prima opera porno” E
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">si avvolse nel peccato</i>. </div>
<div class="MsoNormal">
Prima di tutto doveva cercare la trama, sempre che ce ne
fosse una. L’intricata giungla <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>di baci e
amplessi di varia natura lasciava vedere<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>un piccolo e tortuoso sentiero, una sorta di filo conduttore.
L’intreccio era banale ma c’era.</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Wingdings; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-fareast-font-family: Wingdings;"><span style="mso-list: Ignore;">Ø<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span>Amori lesbici e sadici fra due brave ragazze di
campagna,</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Wingdings; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-fareast-font-family: Wingdings;"><span style="mso-list: Ignore;">Ø<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span>il triangolo con la psichiatra, </div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Wingdings; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-fareast-font-family: Wingdings;"><span style="mso-list: Ignore;">Ø<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span>l’incontro amoroso, dettagliatamente descritto, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fra la dottoressa e un giovane canadese, </div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Wingdings; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-fareast-font-family: Wingdings;"><span style="mso-list: Ignore;">Ø<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span>il trasferimento di tutta la combriccola
assatanata, in una grande città del Canada straordinariamente simile a un
qualsiasi paesino del<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>centro nord
italiano, </div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Wingdings; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-fareast-font-family: Wingdings;"><span style="mso-list: Ignore;">Ø<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span>una leggera sfumatura gialla a poche pagine
dalla conclusione e, fra furti e tentati omicidi, si arriva </div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="mso-list: l0 level1 lfo1; text-indent: -18.0pt;">
<span style="font-family: Wingdings; mso-bidi-font-family: Wingdings; mso-fareast-font-family: Wingdings;"><span style="mso-list: Ignore;">Ø<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span>all’happy end finale,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>con matrimoni gay ed etero celebrati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in contemporanea.</div>
<div class="MsoNormal">
Erano ben<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>individuabili tre filoni narrativi: sesso, cibo e sfrenato<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>divertimento postprandiale.</div>
<div class="MsoNormal">
Il sesso era molto ripetitivo, come preliminari e come
ambientazione. Qui c’era poco da fare: <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la fantasia, rivelando le manie igieniste
dell’autore, non andava oltre all’infuocato incontro in doccia. Anna aggiunse
solo qualche sensazione olfattiva e le scene si arricchirono di profumi e
raffinate <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>essenze esotiche.</div>
<div class="MsoNormal">
Sul cibo, invece, applicò una feroce e inesorabile censura.
Le untuosissime cene a base di cannelloni, fiorentine,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>dolci e vini della casa, che si ripetevano
ogni santa sera e mettendo a rischio linea e salute dei protagonisti, furono
trasformati in leggeri e raffinati spuntini vegetariani consumati in esclusivi
ristoranti a lume di candela.</div>
<div class="MsoNormal">
Anche il dopocena subì una metamorfosi: in alternativa alle
serate karaoke, dettagliatamente descritte, appassionate notti di tango
argentino e qualche concerto rock.</div>
<div class="MsoNormal">
Lasciò inalterati i matrimoni etero e gay celebrati
contemporaneamente con rito civile, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>perché le sembrò un tocco di coscienza da non
sottovalutare e rilesse le trenta pagine del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">suo </i>romanzo sexy.</div>
<div class="MsoNormal">
Sì, adesso era tutto perfettamente chiaro. </div>
<div class="MsoNormal">
Non le restava che spedire l’opera, non senza un po’ di
pubblicità.</div>
<div class="MsoNormal">
Telefonò al comune di Colleseccato per annunciare l'arrivo della mail con il libro. Aggiunse poi :</div>
<div class="MsoNormal">
“ Non ho applicato censure e quindi è tutto perfettamente comprensibile. Meglio
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non lasciarlo tra la posta del comune”</div>
<div class="MsoNormal">
Aveva uno strano tono, la voce dall’altra parte del filo
quando ripeté:</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Niente censure?”</div>
<div class="MsoNormal">
Anna sorrise; la Croce Rossa<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>avrebbe dovuto attendere un’altra fonte di finanziamento per la sua
ambulanza, ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>al libro di Giovanni non
sarebbero certo <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mancati anonimi
estimatori.</div>
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Le rimaneva un unico dubbio: doveva o no, stamparne una
copia per sua madre?<br />
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Se pensate che gli scienziati siano gelidi produttori di equazioni, leggete queste <a href="http://unpodichimica.wordpress.com/2013/06/26/passione/">appassionate poesie di Schrodinger</a><br />
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Carnevale della Letteratura ospitato dal blog <a href="http://ilgloglottatore.blogspot.it/2013/07/carnevale-della-letteratura-1.html">il Gloglottatore</a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08943420641947757347noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8661156714938949243.post-80428395713144867622013-04-15T00:47:00.000-07:002013-04-15T00:47:00.888-07:00diario di bordoFinalmente ho trovato un corso di aggiornamento costruito per insegnarmi delle cose e aggiornarmi realmente. Questo è quasi sensazionale visto che io sono un'insegnante e i corsi pensati per noi sono quasi sempre inutili quando non dannosi. <br />
<div class="entry-title">
<span style="font-weight: normal;"><a href="http://iamarf.org/2013/02/28/un-cmooc-sulle-tecnologie-internet-per-la-scuola-ltis13/">Un cMOOC sulle tecnologie internet per la scuola </a></span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Ho trovato questa indicazione su fb e visto che lo scopo del corso sembrava rispondere alle mie attuali esigenze ( costruire un modo nuovo per proporre la chimica ai miei studenti), ho deciso di iscrivermi.</span></div>
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<span style="font-weight: normal;"> Una voce alla <a href="http://carlimoretti.wordpress.com/">prof di diritto</a> e via verso la nuova avventura.</span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Un'occhiata al <a href="http://iamarf.org/2013/04/03/ltis13-il-luogo-e-i-suoi-abitanti/">primo post </a>mi ha dato la precisa sensazione che molto probabilmente non mi ero sbagliata: Il modo di interarigire del mio prof., Andreas Robert Formiconi, non sembrava per niente noioso, anzi, ho aspettato il seondo post con curiosità e voglia di sperimentare.</span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Dico subito che non sono certo un hacker! Cerco di imparare per prova ed errori ( quanti!), non conosco il linguaggio specifico e quindi <b>non capisco un accidente</b> delle spiegazioni teoriche che, non lo nego, mi irritano non poco. </span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Questo significa che uso programmi e navigo su internet (ho anche un mio <a href="http://unpodichimica.wordpress.com/">blog</a>) senza conoscerne tutte le potenzialità. </span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Bene , penso che da oggi si cambi!</span></div>
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<span style="font-weight: normal;">In pochi giorni ho capito che diavolo erano quei feed da me guardati con sospetto e soggezione. Mi sono iscritta a <a href="http://www.bloglines.com/">bloglines</a> e posso seguire i blog, i giornali e i podcast che più mi interessano.</span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Ho deciso quindi di aprire un nuovo blog per documentare i miei progressi e... piangere sui miei fallimenti!</span></div>
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<span style="font-weight: normal;">Alla prossima :)</span></div>
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<span style="font-weight: normal;"><br /></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/08943420641947757347noreply@blogger.com0